A proposito di “Scogli all’isola del Giglio”

Caro Bruno, ho ‘letto’ i tuoi quadri e te ne parlo, come ben sai, senza possedere alcuna competenza specifica in materia lasciandomi guidare dal messaggio che ne ho istintivamente ricavato. Ricco, in tal senso, e ‘provocatorio’ (proverò poi a dirti il perché) mi è subito apparso “Scogli all’Isola del Giglio”. I tratti rarefatti e lo spazio in gran parte incontaminato mi hanno suggerito una immagine di ‘essenzialità’ e di straordinaria efficacia interpretativa dell’intima natura del soggetto cui ti sei ispirato. Scogli. Cosa di più solido e tangibile? Ma cosa di più lieve, fluido ed evanescente degli elementi con cui si confrontano, il cielo e il mare, l’aria e l’acqua? Ecco perché ho usato il termine ‘provocatorio’. Proprio a causa dell’estrema parsimonia dei segni, della rigorosa monocromia di base i tuoi “Scogli” sono concreti, veri, reali, ma non sono ‘soli’. C’è, si intuisce, si impone con forza anche quella parte di realtà con cui si confrontano e che tu non citi, neppure con la più picola macchia di colore, ma che hai ben presente, di cui vuoi e sai di dover riconoscere l’esistenza. Ma un’esistenza senza alcun’altra intromissione diversa dalla tua che la dipingi; una solitudine voluta e, in quanto tale, apprezzata e ‘goduta’. Insomma, come avrai capito, “Scogli” mi è piaciuto molto e penso che dipingendolo tu non abbia inteso ‘esporti poco’, ma piuttosto essere e rimanere soltanto te stesso. (…)

Con viva cordialità e stima

Maria Antonietta Lisi